Un approccio al problema della dispersione scolastica e del riorientamento: l'esperienza del progetto "Noi i protagonisti" (capofila l'I.P.S.S.I.A. Odero) e la via dell'alternanza scuola-lavoro per un migliore orientamento al lavoro e alle professioni

Conferenza regionale sul sistema educativo

Gruppo di lavoro Orientamento

 

Un contributo dell'istruzione professionale al problema dell'orientamento:

- un approccio al problema della dispersione scolastica e del riorientamento: l'esperienza del progetto "Noi i protagonisti" (capofila l'I.P.S.S.I.A. Odero)

- la via dell'alternanza scuola-lavoro per un migliore orientamento al lavoro e alle professioni

 

L'istruzione professionale soffre di un orientamento in uscita dalla secondaria di I grado spesso affidato alla buona volontà di referenti che, spesso non consapevolemente, trasmettono l'idea che essa sia una terza scelta, dopo licei e istituti tecnici. Gli studenti arrivano quindi demotivati e già marchiati come studenti difficili. Questo causa un'impressionante percentuale di abbandoni, in particolare nel primo biennio. Gli studenti che si disperdono vanno ad alimentare le file dei NEET e, putroppo, anche quelle della devianza giovanile. Quali possibili soluzioni? Occorrerebbe personalizzare i percorsi, mettere in campo una vera didattica inclusiva, affiancare i docenti con operatori-altri, rendere strutturali le compresenze. Solo così gli studenti a forte rischio di dispersione potranno essere convinti a restare, a dare alla scuola la possibilità di farli uscire dalla gabbia mentale di studenti poco capaci nella quale si sono auto rinchiusi. Per provare a dare una prima risposta a questa esigenza gli Istituti Odero, Vittorio Emanule II-Ruffini, Marco Polo e quattro Enti di formazione professionale si sono messi in rete, hanno gestito un finananziamento FSE per realizzare un approccio multi-operatore agli studenti delle classi seconde. Durante le lezioni e in incontri pomeridiani, gli studenti a rischio dispersione sono stati approcciati dai loro docenti affiancati da tutor d'aula, da una psicologa clinica, da mediatori cuturali, da educatori. Rimandando al contributo presente sul sito della Conferenza per i dettagli del Progetto, vorrei sottolineare il risultato di un abbattimento medio del venti per cento della dispersione nelle classi interessate. Resto quindi convinto che per l'utenza difficile che caratterizza i professionali solo un approccio multi-operatore  reso strutturale possa contribuire ad abbattere la dispersione scolastica, anche mettendo in campo un serio ri-orientamento di chi ha scelto un dato percorso non perchè ritenuto quello più adatto ma perchè costretto da discutibili consigli orientativi.

Venendo al secondo tema di questo mio intervento, l'Alternanza scuola-lavoro credo sia davvero una via per connettere il pensare all'agire, per rendere concreta la prospettiva della cultura del fare, per spingere nella direzione della didattica per competenze di cui ormai da anni si parla. L'istruzione professionale ha nel suo D.N.A. costitutivo il rapporto con il mondo del lavoro. Ci sono però molti modi di realizzare questo rapporto. Quello in Alternanza va oltre il semplice stage per impararare il mestiere. Con l'Alternanza lo studente viene preparato a ciò che lo aspetta in Azienda, viene seguito da un tutor interno e da un tutor aziendale. La sua esperienza in azienda è connessa con ciò che si impara a scuola, lo stage va a fare parte strutturalmente del suo curricolo. All'Odero, grazie al rapporto con Regione Liguria per realizzare percorsi in regime di sussidiarietà integrativa che approdano al conseguimento di una qualifica professionale, il modello è stato esteso anche alle classi seconde. Oggi, quindi, tranne gli studenti delle prime classi, tutti gli altri passano in azienda un numero rilevante di settimane. L'impatto di questo modello sui profili in uscita degli studenti è quindi notevole. Essi affronteranno il mercato del lavoro avendone ben chiare le opportunità e le problematiche. E, soprattutto, avranno ben chiaro cosa significhi lavorare. Con ovvi adattamenti, sono convinto che il modello Alternanza scuola lavoro possa essere esportato anche nei licei. Solo misurandosi con il lavoro-vero e non solo con la narrazione che del lavoro si fa nei testi scolastici o con il lavoro immaginato da chi non ha mai lavorato si potrà contribuire a rompere la dicotomia sapere-saper fare, tra cultura e lavoro manuale, che ancora caratterizza l'immaginario del nostro Paese in materia di scuola. L'Alternanza è quindi importante strumento orientativo, se orientamento è contribuire al progetto di vita dei nostri giovani.

 

                                                                                                              Andrea Giacobbe

                                                                                                              Dirigente scolastico

                                                                                                              I.P.S.S.I.A. Odero

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